Reggio, la città più popolosa della Calabria, annovera tra i suoi racconti quello di Villa Gullì. Si tratta di un edificio fondato nel 1753 su un’antica villa gentilizia, che da quel momento appartiene alla famiglia Gullì. La Villa è conosciuta come un posto di misteri ed inquietanti racconti: un uomo esile, vestito di nero vagante tra le stanze della rovina, il suono di un pianoforte, una voce chiamare la madre, tutti fatti inspiegabili.
Oggi l’abitato è conosciuto dai reggini come “la Casa dei Fantasmi”, abbandonata nell’incuria più totale.
Tutto ebbe inizio quando Tommaso Gullì, morì nel 1920 a Spalato, lasciando la moglie e tre figli: Vincenzo, Agata ed Anna. Erano degli anni particolari per Reggio: la città era dominata dai nazisti e tali vedevano nella villa un luogo favorevole per installare il loro quartier generale; molto spesso, infatti, i nazisti frequentavano le giovani Gullì. Rimaneva l’unico maschio della famiglia: Vincenzo, ragazzo sensibile e schivo rifugiava nel suo pianoforte. Il ragazzo risentiva pesantemente la figura della madre, donna bigotta, che imponeva una severa educazione ai figli esasperando la figura del padre Tommaso. La tragedia ebbe luogo quando, il ragazzo, lasciato solo in casa, prese tutti gli oggetti che appartenevano al padre si diede fuoco, cospargendosi insieme ad essi di olio di bergamotto. Dopo il tragico evento, la madre Maria e le figlie, lasciarono la villa e Reggio Calabria. Si dice che da quel momento la casa sia occupata dalle anime vaganti di Tommaso e Vincenzo.