L’esperimento Philadelphia

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    Alessandro Stripe
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    Durante la seconda guerra mondiale, la marina americana ha tentato di creare una nave invisibile. Secondo le testimonianze, tale esperimento avrebbe dato esito positivo, vedendo riapparire la nave in un altro porto, a centinaia di chilometri di distanza da dove poco prima era stata avvistata per l’ultima volta. È stato scoperto quindi che si trattava del famoso “esperimento Philadelphia”.

    Questo esperimento ancora adesso fa discutere moltissimo come potete immaginare, ma nessuno è ancora riuscito a dare una spiegazione razionale ai fatti accaduti. Inoltre, è tutt’oggi sconosciuto se gli uomini dell’equipaggio fossero al corrente di tale prova, infatti si dice che nessuno di loro era al corrente di cosa gli aspettava durante quel “viaggio”. È doveroso sottolineare come quello fu proprio il periodo in cui Albert Einstein, sarebbe riuscito a completare la famosa Teoria del tutto e insieme ad altri scienziati quindi, avrebbe avuto accesso all’equazione che avrebbe dato l’accesso all’invisibilità.

    La testimonianza:

    Tutto vede il suo inizio nel gennaio del 1956, quando un ex professore universitario di matematica, di nome Morris K. Jessup, che era particolarmente interessato alla teoria del campo unificato di Eistein, ricevette una singolare lettera da parte di un uomo che si firmava col nome di Carlos Miguel Allende. In questa lettera Allende confermava a Jessup la validità della teoria del campo unificato, aggiungendo inoltre che la marina americana l’aveva già applicata su un cacciatorpediniere il 28 ottobre del 1943, facendolo scomparire insieme a tutto il suo equipaggio.

    L’esperimento:

    Come testimonia il nome dell’esperimento, la nave scomparve dal molo di Philadelphia, per poi riapparire solamente qualche minuto dopo presso quello di Norfolk, in Virginia. Per poi scomparire nuovamente e fare ritorno presso il molo di Philadelphia. I due porti distano tra loro oltre 600 chilometri, e secondo i testimoni il tutto avvenne in pochissimi minuti.

    Non si conoscono le indagine che fece successivamente Jessup, visto che il 20 aprile 1959 venne ritrovato morto all’interno del suo veicolo in Florida. Secondo i medici si trattò di suicidio, ma gli amici ed i parenti dell’uomo si opposero sempre a questa ipotesi. Forse, aveva indagato troppo sull’esperimento, scoprendo qualcosa che non doveva venire alla luce.

    La marina negò sempre ogni collegamento ed ipotesi su tale esperimento, ma iniziò ad avere un particolare interesse verso coloro che parlavano della nave che rispondeva al nome di “USS Eldridge”, ovvero la presunta nave coinvolta in questo esperimento.
    Ci fu una sola testimonianza al riguardo, dove la marina parlava di una ricerca che avrebbe permesso alle loro navi di rendersi invisibili ai radar, ma molti iniziarono a sospettare che il loro vero scopo, era quello di rendere le loro navi invisibili a qualsiasi cosa.

    Le ricerche:

    Nel 1943 l’interazione ipotizzata da Albert Eistein tra elettricità, gravità e magnetismo sembrava adattarsi al concetto di mimetizzazione elettronica, ma l’attuazione pratica di questa teoria richiedeva il contributi di un altro grande scienziato, morto poi in circostanze misteriose: Nikola Tesla.
    Tesla si interessò al progetto, ed in breve tempo ne divenne direttore, lavorando a stretto contatto con Albert Eistein. L’uomo però, abbandonò il tutto nel 1942 e venne sostituito dal dr. John Von Neumann.

    Il racconto di Edward Cameron:

    In un primo momento l’esperimento rispondeva al nome di “Project Rainbow”, ma poi venne reso segreto e suddiviso in due fasi. Dal punto di vista dell’invisibilità il progetto ottenne ottimi risultati, ma per quanto riguarda lo stato degli occupanti della nave fu devastante. Alcuni di loro si ammalarono, altri rimasero storditi per moltissimo tempo, ma questo non preoccupò i ricercatori, che diedero subito il via alla seconda fase.

    La seconda fase prevedeva che a bordo della nave ci fossero oltre all’equipaggio due scienziati, al corrente di quello a cui stavano andando in contro. Uno dei due scienziati a bordo, fu proprio colui che raccontò tutto questo, ovvero Edward Cameron. L’altro scienziato era suo fratello.
    Il tutto si svolse in mare aperto. Ai due scienziati racconta Edwar, venne detto che si trattava di un esperimento per l’invisibilità solamente ai radar, non totale.
    L’uomo raccontò di alcune scariche elettriche misteriose, la radio completamente fuori uso ed una misteriosa nebbia verde che gli avvolgeva, mandando in panico tutto l’equipaggio della nave. I due scienziati così decisero di gettarsi in mare, senza però arrivare mai a toccare l’acqua. La sensazione era quella di cadere in un tunnel, e dopo un paio di minuti si ritrovarono all’interno di una base militare. Cameron parlò quindi di un elicottero che gli puntò un fascio di luce addosso, specificando che in quel periodo in pochissimi sapevano cosa fosse un elicottero, visto che erano ancora nelle loro prime fasi di sperimentazione. Lo scienziato proseguì il suo discorso raccontando che i militari gli condussero dal dr. Von Neumann, il quale gli rivelò che si trovavano più nel 1943, ma bensì nel 1983. Successivamente, Von Neumann gli aiutò a tornare nel 1943, convincendoli a distruggere tutte le apparecchiature sulla nave per tempo, e fu quello che fecero i due scienziati.
    Cameron raccontò che molti membri dell’equipaggio morirono d’infarto, ma la versione più orripilante che vide attraverso la nebbia fu quella di alcuni marinai fusi ed inglobati con le pareti o altre parti della nave, tra cui anche suo fratello. Successivamente Edward Cameron cambiò il suo nome in Alfred Bielek.

    La bufala:

    Ci fu anche una notizia su di un giornale locale in quel periodo, che raccontava di come tre sconosciuti marinai erano arrivati misteriosamente in un bar del porto, per poi scomparire senza lasciare traccia. Pochi giorni dopo però, questa notizia venne catalogata come bufala, ma stranamente il tutto corrispondeva ai giorni in cui avvenne l’esperimento di Philadelphia. Coincidenze?

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