Questa è l’ennesima straziante torture appartenente all’epoca dell’Inquisizione. Al condannato veniva inserito in una delle cavità uno strumento metallizzato a forma di pera.
Questo demoniaco oggetto a spicchi era fatto in modo da poterne dilatare le cavità per mezzo di una vite. Così facendo l’apertura dell’oggetto si espandeva, causando al povero malcapitato un’orrenda mutilazione, spesso anche mortale.
Questa tortura era riservata alle donne accusate di aver avuto rapporti sessuali con il Maligno, o agli uomini omosessuali.

Secondo molti esperti però, apparterrebbe unicamente ai racconti e ai musei delle torture, visto che non si hanno prove del suo utilizzo. Sottolineando come tutti gli oggetti di questo genere che sono stati ritrovati apparterrebbero al massimo al 19esimo secolo. Gli esemplari pervenuti vennero realizzate su commissione solo alla fine di quel secolo. In questo periodo infatti lo strumento compare in vari musei e, successivamente, in vari volumi divulgativi sulle torture medievali. Mentre secondo altri invece, queste mancanze sarebbero da attribuire all’occultamento dei documenti tramandati da parte della Santa inquisizione, o da qualcuno per loro conto.

E voi cosa pensate: è stato davvero uno strumento di tortura messo in atto per i “peccati” indicati qui sopra?