La classificazione dei serial killer

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  • Questo topic ha 2 risposte, 2 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 1 mese, 2 settimane fa da Alessandro Stripe.
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    Alessandro Stripe
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    La classificazione dei serial killer:

    La classificazione degli assassini seriali venne introdotta per la prima volta dal profiler Robert Ressler, agente dell’FBI, uno dei primi criminal profiler statunitensi e personaggio d’ispirazione per uno dei protagonisti del telefilm Mindhunter.
    Tecnicamente si considera assassino seriale chi compie tre o più omicidi distribuiti in un arco relativamente lungo di tempo, intervallati da periodi di “raffreddamento” durante i quali l’omicida seriale conduce una vita sostanzialmente normale. Dopo questa prima spiegazione sono sicuro che molti di voi si stiano rendendo conto di quanti assassini sono stati catalogati erroneamente con questo termine, magari autori di un’unica strage perché come avete visto, la quantità di vittime non significa nulla, in questo caso ovviamente, se la mattanza si compie attraverso un unico episodio.
    Nella classificazione dell’assassino seriale esso è un pluriomicida di natura compulsiva, che uccide persone spesso estranee a lui. Di solito avviene con regolarità nel tempo e nella stragrande maggioranza dei casi con un modus operandi caratteristico. La natura compulsiva dell’azione, talvolta prova di movente, è in genere legata a traumi della sfera emotivo-sessuale.

    L’espressione serial killer, tradotta appunto come assassino seriale, viene usata a partire dagli anni settanta, quando negli Stati Uniti giunsero sotto i riflettori della cronaca i primi casi eclatanti. Per farvi alcuni esempi troviamo i nomi di Ted Bundy, Devid Berkowitz, Juan Corona e molti altri, come avrete già notato il periodo storico è sicuramente molto significativo e da non mettere in secondo piano.
    Nella classificazione dell’assassino seriale troviamo le motivazioni psicologiche che possono essere estremamente diverse, ma in buona parte dei casi sono legate al desiderio di potere e alle pulsioni sessuali, soprattutto con connotazioni sadiche. La psicologia dell’assassino seriale è spesso caratterizzata da una sensazione di inadeguatezza e da un basso livello di autostima, legati talvolta a traumi infantili come umiliazioni, bullismo o abusi.
    In alcuni casi ha anche influito una condizione sociale ed economica particolarmente deprimente. Per un serial killer, uccidere è una fonte di compensazione da cui trarre una sensazione di potere o di riscatto sociale. Queste sensazioni possono derivare sia dall’atto omicida in sé, sia dalla convinzione di poter superare in astuzia la polizia.

    I serial killer sono solitamente incapaci di provare empatia con la sofferenza delle loro vittime, infatti vengono descritti come psicopatici o sociopatici. Data quindi la natura morbosa della condotta criminale dell’assassino seriale, nella maggior parte dei processi l’avvocato difensore invoca l’infermità mentale. Tuttavia i crimini sono quasi sempre premeditati e con prove di questo certe.
    Come detto molti serial killer da bambini sono stati maltrattati fisicamente, psicologicamente e sessualmente. Per esempio John Gacy veniva spesso malmenato dal padre, deriso come “femminella” ed insultato. Come tutti saprete poi, da adulto avrebbe abusato e torturato 33 ragazzi. Anche il famosissimo Albert Fish, uno dei serial killer sicuramente più efferati, all’età di 5 anni veniva preso a frustate nell’orfanotrofio e secondo gli inquirenti fu questo che sviluppò le sue parafilie.

    Spesso hanno fantasticato di compiere degli omicidi già nell’adolescenza o persino prima. Le loro vite immaginarie sono molto ricche e sognano spesso ad occhi aperti di uccidere le persone, mentre molto sono stati influenzati da letture sull’olocausto, dalle opere del marchese De Sade o simili.
    Alcuni serial killer mostrano nella fanciullezza uno o più segnali di avvertimenti che fanno parte della cosiddetta Triade di MacDonald. In breve i segnali sono: accendere fuochi (piromania), crudeltà verso gli animali e bagnare il letto nell’età in cui i bambini cessano tale comportamento (enuresi). Molti esperti sostengono che una volta compiuto il primo omicidio, è praticamente impossibile o comunque molto raro che un assassino seriale si fermi.

    La classificazione:

    In generale i serial killer sono classificabili in due grandi categorie: organizzati e disorganizzati. Mentre un’altra classificazione in parte indipendente riguarda invece le motivazioni specifiche dell’omicida.

    Gli assassini organizzati:

    durante l’atto sono lucidi, consapevoli, spesso molto intelligenti e metodici nella pianificazione dei crimini. Mantengono un alto livello di controllo sull’andamento del delitto. Non raramente hanno conoscenze specifiche sui metodi della polizia, che applicano allo scopo di occultare scientificamente le prove. Seguono con attenzione l’andamento delle indagini attraverso i mass media e concepiscono i loro omicidi come progetti di alto livello. Spesso questo tipo d’assassino ha una vita sociale ordinaria: amici, amanti, o addirittura una famiglia.

    Gli assassini disorganizzati:

    Agiscono impulsivamente, spesso uccidendo quando se ne verifica l’occasione, senza una reale pianificazione. Solitamente hanno un basso livello culturale e un quoziente d’intelligenza non eccelso; non sono metodici, non occultano le tracce, sebbene siano talvolta in grado di sfuggire alle indagini per qualche tempo. Questo tipo di serial killer in genere ha una vita sociale e affettiva estremamente carente e mostrando spesso forme di un disturbo mentale.

    Ora andiamo all’altra classificazione di cui vi ho parlato poco fa, ovvero la classificazione dell’assassino seriale “per motivazione”.

    Visionari o allucinati:

    Nella classificazione dell’assassino seriale alcuni sono spinti dalle istruzioni di voci nella loro testa o per esperienze di tipo allucinatorio. Ad esempio Ed Gein pensava di poter preservare l’anima di sua madre mangiando il corpo di donne che le assomigliavano fisicamente.

    Missionari o omicidi rituali:

    questi serial killer concepiscono i loro omicidi come una missione. Per esempio, lo scopo di un assassino seriale “in missione” può essere quello di “ripulire la società” da una certa categoria. Si tratta spesso di prostitute, come il caso di Gary Ridgway. Sono stati registrati molti casi di fanatici religiosi o politici che solitamente lasciano dei messaggi per rivendicare e motivare le proprie azioni.

    Edonistici:

    Questo tipo di serial killer uccide con lo scopo di provare piacere. Alcuni amano la “caccia” più che l’omicidio in sé; altri torturano o violentano le loro vittime mossi da sadismo. In questo ambito troviamo anche necrofilia e cannibalismo. Il loro piacere è nella stragrande maggioranza dei casi legati alla sfera sessuale.

    Dominatori:

    È il tipo più comune di serial killer. Uccidono per aumentare la propria stima come compensazione degli abusi subiti nella fanciullezza. Ted Bundy rappresenta il prototipo ideale di questa categoria d’assassino seriale.

    Angeli della morte:

    detti anche angeli della misericordia, sono gli assassini seriali che agiscono in ambito medico. solitamente commettono i loro omicidi iniettando sostanze letali ai pazienti di cui si prendono cura e, anche se dichiarano di agire convinti di liberare le loro vittime dalle sofferenze, in realtà sono mossi dal desiderio di decidere della vita e della morte altrui, come prova il fatto che buona parte delle loro vittime siano in condizioni di salute non gravi al momento dell’omicidio.

    Vedove nere:

    La maggior parte delle serial killer donne rientra in questa categoria. Le vedove nere agiscono in modo simile al ragno che ha ispirato la loro denominazione: sposano uomini ricchi e, dopo essersi appropriate delle loro proprietà, li uccidono, solitamente avvelenandoli o simulando incidenti domestici.

    Motivati dal guadagno:

    La maggior parte degli assassini che agiscono per ottenere dei vantaggi materiali non sono in genere classificati come serial killer. Tuttavia, esistono casi limite che sono considerati tali. Un esempio lampante è il nostro connazionale Donato Bilancia, che uccise sei delle sue 17 vittime per motivi di denaro.

    Altre motivazioni:

    Qui troviamo i serial killer che hanno ucciso per più motivazioni e fanno quindi parte di più gruppi. Un esempio può essere Albert Fish che soffrì di disturbi mentali con deliri di tipo paranoide già prima di commettere il primo omicidio. Pare che torturasse e uccidesse le sue vittime con l’intento di “purificare se stesso e gli altri tramite la sofferenza”, e in ultimo si eccitava sessualmente e provava piacere nell’atto dell’omicidio. Quindi si potrebbe assegnarlo indifferentemente alla categoria degli assassini seriali “visionari” a quella dei “missionari” e a quella degli “edonistici”.

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    claudio
    Partecipante
    none
    Sinceramente io credo che tu ti stia sbagliando fortemente. Gli assassini non vengono plasmati da videogiochi ma semplicemente dagli abusi cha hanno ricevuto. Vorrei proprio sapere da dove hai preso questa fonte.
    Alessandro Stripe
    Moderatore
    CH
    Scusami ma nell’articolo non viene parlato in nessun modo di “videogiochi”, e pure io non penso sia una plausibile spiegazione. Per le fonti, come scritto, sono i risultati resi pubblici dal profiler Robert Ressler, io non ho aggiunto nulla.
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